24/07/2018
Buonasera Movielandiani!
Alla ricerca di appigli per scrivere la mia superfica (dovrei volare un po' più basso?) tesi sugli anni '80, mi viene consigliato da Scandalo - Total Combat Wrestling (che viene direttamente dal glam dei mitici Eighties) questo film che si trova su Netflix, solo in inglese, nessun distributore italiano, proiettato al Sundance Film Festival del 2015.
Ho pensato che all'ora che si era fatta le speranze di riuscire a studiare qualcosa erano ormai vane e mi sono data alla visione del film, zero aspettative e un po' sbuffante perché "no ragazzi, zero voglia di connettere il cervello per tradurre, zero voglia di leggere un'ora e mezza di sottotitoli".
E poi è successo. Poi mi son presa una mazzata nel cuore (o forse era una sega circolare?).
Nell'arco di neanche cinque minuti siamo catapultati in un Mad Max versione teen, pieno di cultura pop: una carrellata di oggetti, dal cubo di Rubik al mangianastri, ai giocattoli della nostra infanzia, ci trascina in un vortice nostalgico che ci abbraccia e ci coccola tra le note di una colonna sonora perfetta.
Il contesto è quello del futuro distopico, che tanto futuro non è perché siamo nel '97 (ma è abbastanza chiaro che i tre folli che hanno dato vita a questa perla trash sono totalmente convinti di vivere almeno trent'anni indietro), il giovane eroe di questa storia è solo, rimasto chiaramente orfano in circostanze misteriose.
Il trauma l'ha segnato così tanto che di avere a che fare con le persone ne ha gran poca intenzione, se non per lo strettissimo necessario (tipo il rifornimento d'acqua e ovviamente di fumetti), un Peter Pan post-apocalittico, in una terra che non c'è più.
Ma durante un saccheggiamento, il giovane sopravvissuto che non vuole far altro che restare vivo (cit)... in un giorno di pioggia incontra Licia per caso..... Ah no, questa è un'altra storia.
Insomma, l'avete capito, su: salta fuori una ragazza, tale Apple (sto scrivendo da un Iphone e credo che in questo momento Siri si stia emozionando, si sta notificando tutta), che sembra una Jem un po' scoppiata, capelli rosa, vestita pastello, che piazza un braccialetto radar al polso del povero ragazzo e mo' son cazzi sua, chi se la toglie più dai piedi.
E da questo punto, chiaramente, cominciano i guai.
Un tributo delizioso alla cultura degli anni '80, talmente splatter da far eccitare Tarantino più di un luogo dove sono vietate le ciabatte, così folle e assurdo che a George Miller son saltati un bel po' di battiti e ci ha rischiato l'infarto.
I riferimenti sono tantissimi, la pellicola ne è disseminata in ogni angolo della scenografia e in ogni inquadratura, in ogni frase, in ogni singolo personaggio, ma non risulta banale, né spiacevole.
Un'ora e mezza che corre velocissima, tra suspence e colpi di scena. Un film che riesce a toccare il cuore nonostante i litri di sciroppo colorato e che ai più sensibili forse farà anche scendere una lacrimuccia (attenzione che se è troppo calda significa che avete qualcosa conficcato in testa e state per morire: le lacrime non sono rosse!!).
Un anno prima dell'uscita del fenomeno di Stranger Things e di Bad Batch al Festival del Cinema di Venezia, usciva al Sundance questo gioiellino e nessuno se l'è calcolato perché non capite nulla, quindi ora fate quello che vi dico (e fate bene attenzione a seguire alla lettera le istruzioni):
1) aprite Netflix
2) digitate "Turbo Kid" nella ricerca
3) iniziate l'avventura
Io, tanto per cambiare, mi sono innamorata.
«Un uomo non sa mai quanto possa essere forte, finché essere il più forte rimane la sua ultima alternativa»